La storia di Soragna risale a tempi antichissimi e la zona risulta abitata fin dal Neolitico. Ma è con l’arrivo dei Longobardi che nel 712 d.C.il nome “Soragna” compare per la prima volta in un documento ufficiale.
Sul finire dell’XI sec. due famiglie si insediano a Soragna, contendendosene il fertile territorio: i Pallavicino già signori di Busseto ed i Lupi, di origine cremonese. La contesa fra i due contendenti, dopo alterne vicende, porterà alla costituzione di Soragna in Feudo Imperiale dei marchesi Lupi.
Nel 1385 un documento a firma di Giangaleazzo Visconti autorizza i feudatari alla costruzione dell’attuale Rocca.
Nel 1514, con la morte di Diofebo I Lupi, il ramo diretto della famiglia si estinse. Il feudo passò quindi al pronipote Gianpaolo Meli, designato da Diofebo a succedergli, dando così origine all’attuale famiglia Meli-Lupi.
Nel 1530 l’imperatore Carlo V confermava a Gianpaolo l’investitura ed i privilegi per sè e per i suoi successori e concedeva il permesso di aggiungere il cognome Lupi a quello di Meli.
Nel 1709 l’imperatore Giuseppe I nominava Giampaolo IV Meli-Lupi principe del Sacro Romano Impero.
Soragna divenne così Principato del Sacro Romano Impero: uno stato autonomo, con diritto di battere moneta propria che si sottrasse al predominio spagnolo ed alle mire egemoniche dei Farnese, fermamente intenzionati ad annettere il territorio di Soragna al Ducato di Parma e Piacenza. Con l’entrata in vigore del Codice Napoleonico, il 1 luglio1805 decadeva l’istituto del feudo in quanto entità giuridica ed amministrativa, e l’amministrazione del territorio passava al comune con a capo un Sindaco di nomina governativa.
La famiglia Meli-Lupi continuò a risiedere a Soragna, dedicandosi alla gestione delle vaste proprietà. E ancora oggi un Meli Lupi abita la Rocca. È il principe Diofebo VI, che aprendo le splendide sale dell’avito castello ai visitatori e ad importanti avvenimento culturali, ha reso il palazzo non muto testimone di un glorioso passato, ma vivo protagonista del presente e del futuro di Soragna.
Soragna conta oggi una popolazione di circa 4000 abitanti la maggior parte dei quali risiede nel capoluogo e nelle frazioni di Diolo, Carzeto e Castellina.
Il comune si estende su una superficie di circa 47 Kmq e si trova totalmente in zona pianeggiante, ad un’altitudine di 47 mt. s.l.m. Il territorio è attraversato da tre torrenti, lo Stirone la Rovacchia e la Fontana, che scorrono paralleli da Sud a Nord.
In giro per Soragna
Il tessuto urbano di Soragna presenta oggi emergenze architettoniche che datano dal XIV al XIX secolo, in gran parte realizzate grazie alla munificenza dei feudatari del luogo.
Celebre è la Rocca, eretta intorno al 1385. Il “maniero inespugnabile“, come veniva definito allora, è ricco di affreschi decorazioni ed arredi opera di celebri artisti.
Nell’abitato si trova la chiesa della Beata Vergine del Carmine con annesso convento dei Carmelitani: costruita nella seconda metà del Seicento è di rara armoniosità architettonica.
Nella piazza principale sorge l’oratorio di Sant‘ Antonio da Padova, gioiello barocco realizzato su disegno di Francesco Galli detto “il Bibiena” sul finire del XVII secolo.
Si erge poco oltre, verso la Rocca, il monumentale Santuario della Sacra Famiglia: edificato tra il 1755 ed il 1769, per merito dell’arciprete Don Giuseppe Mazzieri, presenta oggi un prezioso interno in cui spiccano la statua lignea della Madonna Addolorata di Lorenzo Aili e un importante organo costruito dai fratelli Serassi.
La fiorente comunità Ebraica insediatasi a Soragna fin dal XVI secolo, impiantò una importante sinagoga dagli arredi di gusto neoclassico, oggi visitabile con il contiguo, museo ebraico.
Da visitare
Intorno a Soragna
A fianco del museo del Parmigiano Reggiano si trova il “Museo della civiltà contadina” allestito in uno degli immobili dell’antica tenuta agricola “Castellazzi”, da secoli di proprietà dei Principi Meli Lupi e inaugurato nel settembre del 2003.
Rivive a San Secondo l’antica arte olearia nel Museo Agorà Orsi Coppini. In una zona da sempre vocata all’agroalimentare, il Podere Fieniletto e un casello ottocentesco per la produzione del Parmigiano Reggiano sono stati trasformati per accogliere un percorso dedicato all’olivo.