Carlo Collodi e il sogno di Giannettino

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La prima menzione documentaria del Parmigiano Reggiano risale al 1254, quando in un codice manoscritto, oggi conservato a Genova, venne citato il “Caseus Parmensis”. Da allora il Parmigiano trovò spazio in molte opere, acquisendo gradualmente lo status di prodotto celebre, riconoscibile in tutto il Paese e, in seguito, nel mondo.

Il periodo storico

Uno dei momenti decisivi di questa ascesa risale al periodo postunitario, momento storico in cui il neonato Regno d’Italia, a discapito dell’ancora dilagante analfabetismo, attraversò un periodo di grande crescita culturale. L’editoria era stata, fino a quel momento, legata ad una produzione frammentata e artigianale, di certo non favorita dalla sostanziale assenza di un pubblico di lettori esteso e interessato. Dopo il 1861, con una più netta distinzione tra il mestiere di editore, di natura creativa e culturale, e quello di stampatore, cioè quello di chiunque possedesse un torchio da stampa, la produzione libraria italiana cominciò a muovere i primi passi. In questo processo, il fiorentino Carlo Collodi (1826-1890), al secolo Carlo Lorenzini, fu l’autore di uno dei best-seller dell’epoca, un romanzo da consegnare alla posterità. Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, uscì nel 1883 per l’editore Paggi di Firenze come romanzo per ragazzi, arricchito dalle illustrazioni di Enrico Mazzanti (1850-1910). Il burattino di Collodi era destinato a diventare protagonista di uno dei libri più venduti nella storia del Bel Paese, anche considerando la sua longevità editoriale, con un numero imprecisato di ristampe e un lavoro di traduzione in ben 240 lingue (secondo le recenti ricerche UNESCO).

Giannettino e il Parmigiano

Tuttavia, prima che Collodi desse i natali a Pinocchio, un altro personaggio aveva popolato le pagine dei suoi racconti, da subito rivolti ai più giovani in un momento storico in cui la formula letteraria “pedagogica” mirava a formare le generazioni future. La prima edizione di Giannettino era uscita, anch’essa per Paggi, nel 1877. Le sue avventure sono forse meno conosciute di quelle del suo successore, ma offrono un quadro dettagliato del Paese in quel periodo di fermento e cambiamento, citando inoltre a più riprese le prelibatezze tipiche delle regioni visitate durante i viaggi immaginati dall’autore. Il viaggio per l’Italia di Giannettino fu un volume in tre parti, ognuna dedicata a una zona dello Stivale: la parte prima al Nord (Italia superiore), la parte seconda all’Italia centrale e infine un volume dedicato alle avventure di Giannettino nel Mezzogiorno, tra le bellezze del Meridione. Collodi fece così incontrare il Parmigiano al suo giovane personaggio, fotografando l’amore tra il prodotto e il suo territorio. Nell’episodio in questione Giannettino, dopo aver sognato i numeri vincenti della lotteria, progetta i vari modi per spendere il denaro della vincita. Tra le fantasticherie del personaggio, troviamo un chiaro riferimento al “Re dei formaggi”:

“…se vinco un terno – diceva agli amici – voglio comperare una villa, un palazzo, quattro cavalli scappatori, una bella galleria di quadri e una forma intera di cacio Parmigiano…”

Nelle sue pagine, Carlo Collodi ci parla di un’Italia neonata, ma già conscia delle proprie potenzialità e più che mai legata ai frutti della sua terra. Giannettino riuscì a descrivere, forse ancor più di Pinocchio, il corollario di ricchezze alimentari che ancora oggi è motivo d’orgoglio per gli italiani.