Le interviste impossibili – A cura di Giovanni Ballarini – Willis Machell Comandante del Westmorland

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Un’antica leggenda narra che nei musei, sotto il patronato di Apollo, la notte del solstizio d’estate le Muse richiamano in vita le immagini e danno voce agli oggetti che si fanno intervistare. In una di queste occasioni un inventario riprodotto al Museo del Parmigiano Reggiano ci ricorda le vicende del veliero inglese Westmorland, comandato da Willis Machell e in viaggio da Livorno a Londra, il 7 gennaio 1779, catturato da due navi da guerra francesi e scortato a Malaga, nel sud della Spagna. È l’occasione per intervistarne il comandante e scoprire alcuni curiosi retroscena.

WILLIS MACHELL COMANDANTE DEL WESTMORLAND
E IL PARMIGIANO BOTTINO DI GUERRA

La guerra d’indipendenza americana, che tra il 19 aprile 1775 e il 3 settembre 1783 oppone le tredici colonie nordamericane, divenute successivamente gli Stati Uniti d’America, al Regno di Gran Bretagna, dal 1778 si trasforma in un conflitto globale tra le grandi potenze europee, anche per il predominio sui mari. I francesi, entrati nella guerra a sostegno delle colonie americane, portano il conflitto nelle acque del Mediterraneo e sequestrano le navi inglesi, costituendo un rischio per il commercio marittimo. Gli inglesi rispondono con convogli di velieri scortati da navi armate o con veloci mercantili armati di cannoni. Tra questi ultimi il Westmorland, comandato da Willis Machell e in viaggio da Livorno a Londra, il 7 gennaio 1779 è catturato da due navi da guerra francesi e scortato a Malaga, nel sud della Spagna. Quivi il carico della nave, divenuto bottino di guerra, è inventariato e acquistato da agenti che a loro volta vendono la maggior parte delle opere d’arte rinvenuto a bordo al re Carlo III di Spagna, mentre le pregiate merci di tipo alimentare, tra le quali trentadue grandi forme (o ruote) di Parmigiano, sono vendute alla Compañía de Longistas de Madrid. Un evento che merita d’essere approfondito, intervistando il capitano Willis Machell tornato a Londra dopo la sua avventura.

Comandante, perché lei, nonostante la guerra nel Mediterraneo, ha intrapreso il viaggio da Livorno a Londra con merci preziose in solitario e non unendosi a un convoglio protetto da vascelli inglesi?

Molte sono le ragioni della mia scelta. Conosco bene le rotte del Mediterraneo, la velocità e l’armamento del mio vascello, il Westmorland varato Londra nel 1776, in grado di trasportare un carico di circa trecento tonnellate e sufficientemente grande per viaggi commerciale annuali in Italia. Una nave ben armata con ventidue cannoni in batteria e dodici cannoni girevoli che può navigare più celermente di un convoglio sotto protezione navale, come la precedente nave Europa da me guidata e entrambe del mercante Richard Willis di Londra. Inoltre Livorno, dagli inglesi nota come Leghorn, è un porto franco tra i più importanti dell’intero bacino del Mediterraneo, sede di consolati e compagnie di navigazione e soprattutto porto neutrale per un trattato del 1691 tra Francia, Paesi Bassi e Gran Bretagna, e un regolamento di neutralità nuovamente sancito nell’agosto 1718 e ribadito nel 1778, con disposizioni anche sulla navigazione ed il commercio in tempo di guerra. Ritenevo quindi di essere ragionevolmente sicuro. Il Westmorland è forse una delle più affidabili navi utilizzate dagli agenti inglesi che dall’Italia, soprattutto da Livorno, inviano opere d’arte ai loro nuovi proprietari in Gran Bretagna, e in un precedente viaggio, nel 1777, ricordo di aver trasportato quattro casse di opere d’arte del mercante d’arte Thomas Jenkins (circa 1722-1798) per il collezionista Charles Townley (1737-1805).

Comandante, come avvenne la cattura della sua nave da parte dei francesi e il sequestro della preziosa merce?

Quando sono in navigazione al largo della costa orientale della Spagna, il 7 gennaio 1779 vengo a contatto e inseguito dalle due fregate francesi Caton (64 cannoni) e Destin (74 cannoni) con una potenza di fuoco molto superiore alla mia, mi rendo conto che uno scontro sarebbe fatale per la mia nave e per evitare il peggio mi arrendo. Il giorno seguente, insieme ad altre due navi britanniche catturate cariche di merluzzo, arriviamo al porto di Malaga dove i francesi possono vendere i carichi delle tre navi. Quando però i francesi si rendono conto dell’importante carico del Westmorland, il console britannico a Malaga non perde tempo a menzionare l’incidente all’ambasciatore britannico a Madrid, Thomas Robinson, II barone Grantham (1738-1786). S’istituisce un processo navale e il 9 gennaio ai francesi sono dati i diritti sulla nave e sui suoi prigionieri. D’altra parte la cattura del Westmorland non è un evento insolito perché anche le navi da guerra inglesi facevano lo stesso per le navi francesi e spagnole. Io e l’equipaggio siamo trasferiti a Cadice, scambiati con prigionieri francesi e rilasciati. Dopo essere tornati in Inghilterra siamo pronti per riprendere a navigare.

Comandante, il carico del Westmorland nella quasi totalità è costituito da cinquanta casse che contengono oggetti d’arte italiana, sculture, mobili, antichità, curiosità e libri rari. Da dove provengono? Chi fine faranno?

Si tratta di opere commissionate da collezionisti britannici ai commercianti di Roma, ma soprattutto acquistate da turisti britannici in Italia che compiono il Grand Tour, il viaggio d’istruzione dei signori minorenni, prima dell’eredità e del matrimonio. In Italia si dirigono a Roma ma soprattutto sono attratti ai siti appena scavati di Ercolano (scoperto nel 1738) e Pompei (scoperta nel 1748), acquistano opere d’arte subendo anche il fascino delle donne e dei cibi italiani. Le opera d’arte sono a Malaga e alla fine della guerra non so che destinazione avranno (Non è qui il momento per seguire la lunga storia di queste opere d’arte, recentemente oggetto della pubblicazione di Maria Dolores Sanchez-Jaurrgui The English Prize: The Capture of the Westmorland, an Episode of the Grand Tour – Yale Univ. Press, 2012).

Comandante, nel ringraziarla per l’intervista, permetta un’ultima domanda. Perché nella stiva del Westmorland accanto alle casse piene di quadri, sculture e altri pezzi artistici, vi sono anche altre merci e soprattutto alimenti tra i quali ben trentadue grandi forme di Parmigiano?

Oltre alle opere d’arte, il carico del Westmorland comprende prodotti di lusso italiani, soprattutto alimentari: botti di olio d’oliva, botti di acciughe sotto sale, medicinali, ottantaquattro rotoli di carta di Genova, cinque casse della celebre seta nera di Bologna e soprattutto trentadue grandi forme di formaggio Parmigiano. Della presenza del Parmigiano non mi stupisco perché è una consuetudine ben consolidata. Questo formaggio italiano è il più apprezzato dai giovani che compiono il Grand Tour e che, dopo aver goduto delle bellezze e delle bontà italiane, vogliono portare in Inghilterra, assieme alle altre opere d’arte, anche un’opera d’arte gastronomica quale è il Parmigiano. È inoltre un formaggio a lunga conservazione che ben sopporta i lunghi viaggi in mare e i climi più diversi, come quello inglese. Inoltre il Parmigiano acquistato e comprato al porto franco di Livorno ha un prezzo inferiore di quello che di trova a Londra. È anche un formaggio apprezzato in Spagna e sono sicuro che la Compañía de Longistas de Madrid non avrà difficoltà a venderlo, facendo anche un ricco guadagno.