La commercializzazione del Parmigiano e gli strumenti della comunicazione

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Di Giancarlo Gonizzi

Le notizie sulla commercializzazione del Parmigiano Reggiano dal Medioevo all’età moderna sono estremamente scarne. Prodotto tipicamente locale, le forme venivano trasportate a dorso di mulo, in basti cilindrici, attraverso l’Appennino per raggiungere i porti della Liguria e della Toscana. A Parma e Piacenza erano numerosi i formaggiai che inviavano il prodotto fuori dei confini del Ducato e anche una parte del prodotto reggiano gravitava sul mercato di Parma.

L’introduzione di una moderna commercializzazione si deve allo sviluppo su larga scala della rete ferroviaria anche in Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, dopo l’unificazione nazionale. Decisiva fu, pure, la creazione nel territorio parmense di una diffusa rete di tramvie a vapore a scartamento normale, intrapresa dall’Amministrazione Provinciale a partire dal 1890, che, con i suoi 177 Km di percorsi, collegava i principali centri della pianura e dell’area pedemontana al capoluogo, agli scali ferroviari nazionali e alla navigazione fluviale in servizio sul Po.

A Parma la più antica ditta di commercializzazione del Parmigiano viene considerata la I. Pelagatti Ved. Chiari, cui si affiancò, nel 1887 la Maghenzani Primo e, successivamente, la Bertozzi. Per poter distinguere, nella uniforme immagine del formaggio Parmigiano, le forme prodotte dai singoli caseifici o commercializzate da specifiche ditte, si consolidò l’uso di infiggere sulla crosta, al momento della spedizione, piccole placche metalliche tonde decorate con marchi che permettevano di promuovere e di riconoscere il prodotto.

Ad esclusione di queste semplici forme di “riconoscimento”, il materiale promozionale storico relativo al Parmigiano Reggiano è limitato a poche affiches, realizzate per le società più attive nella commercializzazione. Sono da ricordare lo straordinario manifesto di Achille Luciano Mauzan (1883-1952) per la ditta Bertozzi con i tre avidi “nasoni” intenti ad apprezzare l’aroma di una forma, la divertente cartolina con il gatto che tende l’agguato al topo nascosto dietro una forma di grana e la raffinata plancia metallica della ditta Pelagatti, con la scena all’interno di un ristorante in cui il cameriere gratta direttamente sul piatto il prezioso Parmigiano sotto gli occhi compiaciuti del cliente, ascrivibili agli anni Trenta del Novecento ed il raro manifesto di Gino Boccasile (1901-1952) per la ditta Tavella del 1940 circa, ancora giocato sull’impareggiabile aroma del Parmigiano Reggiano.

L’esportazione di Parmigiano, era consistente già alla fine dell’Ottocento. Nel 1867, in territorio reggiano, veniva costituita la Società Bibbianese per il Commercio del Formaggio, per promuovere la commercializzazione congiunta del formaggio dei caseifici di Bibbiano, insigniti di un numero rilevante di premi alle esposizioni di Firenze 1861, Londra 1862, Parigi 1865 e Portici 1877. Attorno al 1913 la ditta Fiaccadori di Luzzara era nota per il rilevante volume di esportazioni, pari ad un vagone ferroviario al giorno. È giusto ricordare che il successo del Parmigiano Reggiano all’estero fu patrocinato dagli emigranti italiani, che non badavano a spese pur di avere la disponibilità del prodotto, certamente necessario per la cucina italiana, ma anche e soprattutto in quanto simbolo eccellente della Patria lontana.

Nel periodo tra le due guerre le imitazioni ed i dazi protezionistici limitarono le esportazioni all’estero, mentre il prodotto raggiungeva ormai tutte le piazze d’Italia. La Seconda Guerra mondiale rovinò completamente l’esportazione, che dovette riprendere praticamente da zero negli anni Cinquanta del Novecento.

È da questo periodo che il Consorzio del Parmigiano Reggiano inizia le prime campagne pubblicitarie istituzionali dalle pagine dei periodici e sulla televisione nazionale – sono da ricordare i primi “Caroselli” nel 1963 con una serie sui “cibi chimici” e, dopo alcune serie minori, i memorabili cartoni animati dei “Briganti mattacchioni” disegnati da Carla Cortesi e Angelo Benevelli, in onda dal 1969 al 1972 – via via aggiornate fino ai nostri giorni, affiancandole ad una intensa attività di promozione con la partecipazione alle principali fiere internazionali di settore e con la diffusione di pregevoli sussidi gastronomici e sulla alimentazione.