Il casello nella pittura di Daniele De Strobel

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Di Anna Mavilla

Il casello” nella pittura di Daniele de Strobel (1873-1942)

Daniele de Strobel nacque a Parma il 30 marzo 1873: il padre era il grande naturalista Pellegrino (1821-1895), considerato fra i capiscuola della malacologia italiana e, con Gaetano Chierici e Luigi Pigorini, il padre della paleontologia nazionale. Docente di storia naturale presso l’Università di Parma dal 1859, ne fu eletto all’unanimità rettore nel 1891 ma dovette abbandonare l’incarico solo dopo un anno per motivi di salute.

Daniele, il secondo dei figli di Pellegrino avuti dalla nobile trentina Adelinda Valdagni, sposata ormai cinquantenne, fu un celebre pittore che fin da ragazzo manifestò un talento naturale e splendido, come attestano le prime opere realizzate: un ritratto all’età di sette anni e dieci mesi (la data fu apposta dal padre sul disegno, oggi nelle collezioni della Fondazione Cariparma) e un fregio parietale a fiabeschi motivi di paesaggio olandese, dipinto sulle tre pareti maggiori della sala della stufa nella villa di famiglia a Vignale di Traversetolo.

Proprio la piccola frazione di Vignale con le sue abitazioni e corti rustiche, così come i sereni paesaggi della campagna traversetolese, perlopiù animati dalla presenza di animali di ambiente campestre (Foto 1), costituiscono la prima fonte della sua ispirazione che solo intorno al 1907, in coincidenza con l’incarico ricevuto dall’editore parmense Luigi Battei di illustrare la Storia di Parma che andavano redigendo Tullo Bazzi e Umberto Benassi, andrà sempre più orientandosi verso episodi storici, specie di allucinata suggestione medievale, rivisitati in chiave teatrale e tardoromantica.

Fra le costruzioni rustiche ritratte, diverse sono quelle che per la presenza delle caratteristiche pareti a gelosie in cotto possono essere identificate con locali destinati alla cottura del formaggio, particolarmente importante per Parma e il suo territorio, che proprio grazie alla specializzazione lattifera e alla crescita dell’industria di trasformazione del latte (oltre a quella del pomodoro e delle carni), riuscì ad affermarsi come protagonista nell’ambito agro-industriale.

Incontriamo per primo il “casello” di Casupole a Vignale (Foto 2): un disegno a grafite, sanguigna e gessetto bianco su carboncino riferibile al 1900-1905 (Traversetolo, Museo Renato Brozzi, Donazione Fratelli Daniela e Roberto Vecchi), il cui fabbricato a destra richiama un altro dipinto ad olio su cartone del pittore, Notturno nella corte di Vignale, (Foto 3) databile allo stesso giro di anni (Parma, Collezione privata).

Particolarmente amato dal pittore dovette essere il caseificio già proprietà dei Conti Zileri Dal Verme, posto a fianco di un castelletto dalla inconfondibile forma architettonica, oggi trasformato nel B&B Castelgotico, ma ancora identificabile in località Mamiano in provincia di Parma, in Strada delle Coste 3, lungo la pedemontana che collega Traversetolo a Pilastro. L’edificio infatti, con la caratteristica torretta per i piccioni accanto ad una casa colonica affiancata dalla tipica costruzione del “casello”, compare sia sulla parete Ovest dedicata al Trasporto del latte (Foto 4) per la preparazione del formaggio Parmigiano in quella che un tempo era la Sala del Consiglio della Camera di Commercio (ora parte integrante della sede centrale della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, oggi Cariparma – Crédit Agricole), decorata da una luminosa allegoria dell’economia parmense dipinta ad olio magro su grandi teleri incollati al muro (portata a compimento dall’artista fra il 1924 ed il 1925 poco prima di dire addio a Parma), sia in un piccolo Studio preparatorio di questo dettaglio paesistico (Foto 5) (Parma, Collezione privata). Il fabbricato può essere ancora richiamato dalla torricella con aperture a sesto acuto, sullo sfondo a destra dell’osservatore, nel grande dipinto ad olio di tema storico La leggenda di Teodorico, (Foto 6) databile al 1909-1912, in cui il re dei Goti viene condotto da un focoso destriero nero al suo destino di morte nel cratere dell’Etna. Spia di un interesse che si traduce ora in un realismo di serena e pacata elegia, ora in un’emozione carica di richiami misteriosi e segreti.