Il caseificio che si trovava a Pilastro, lungo la strada che conduce a Langhirano, era di proprietà dei conti Zileri Dal Verme ed era stato edificato alla fine dell’Ottocento dal conte Camillo.
Agli inizi del Novecento l’addetto alla lavorazione del latte era Giuseppe Delporto, cui subentrerà il figlio Umberto, affiancato dai fratelli Romilio, Mario e Gino.
Come ricorda Mario Delporto, classe 1914 e unico superstite dei quattro fratelli, la lavorazione era limitata al periodo che andava dal primo aprile all’11 novembre, festa di San Martino, “perché poi le vacche andavano in asciutta” con una produzione di 4-5 forme al giorno. I conferenti erano numerosi: molti portavano direttamente il latte al casello, perché risparmiando i costi del trasporto, riuscivano a fine anno a racimolare qualche soldo in più. Per i rimanenti il padre Giuseppe faceva il “giro” usando una Fiat 501 equipaggiata con quattro bidoni.
Il conte Zileri Dal Verme, invece, per il trasporto del latte aveva addestrato un cane, equipaggiato di appositi finimenti, che da solo scendeva dalle colline di Arola con un carrettino a due ruote e, sempre da solo, ritornava in azienda, compiendo il tragitto tutti i giorni la mattina e la sera.
Di questo piccolo “mondo”, scomparso nel 1988 con la morte dell’ultimo gestore, ed oggi rimpiazzato da un supermercato, è rimasta traccia in una foto, datata al 1925, scattata sull’aia dinnanzi al Casello, gremita di maiali intenti a grufolare, alimentati con gli scarti della lavorazione del Parmigiano.
Sullo sfondo si intravedono Romilio, Giuseppe, Umberto, Gino e Mario Delporto, fedeli, per quasi un secolo, alla impegnativa arte del casaro.
Liberamente tratto da: C’era una volta un caseificio, in “Gazzetta di Parma”, 2001, 25 novembre, p 26.